Alla Federazione Regionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della SICILIA
OGGETTO: Richiesta intervento su PROBLEMATICA PUNTERUOLO ROSSO DELLE PALME
Premesso che:Il punteruolo rosso della palma è un coleottero, originario dell’Asia sud orientale. Negli anni ottanta il fitofago ha raggiunto gli Emirati Arabi e il medio Oriente ed a partire dagli anni ’90, l’infestazione si è diffusa in quasi tutti i paesi del bacino Mediterraneo: è stata segnalata in Egitto nel 1992 , in Spagna nel 1994, in Italia nel 2004 ed in Francia (Corsica e Costa Azzurra) nel 2006 . La prima segnalazione in Italia è del 2004 e si deve ad un vivaista di Pistoia che aveva importato delle piante dall’Egitto; nel 2005 viene segnalato anche in Sicilia, quindi, si diffonde velocemente verso il Nord della penisola: arriva in Campania, portando a morte centinaia di palme secolari in parchi pubblici e nei giardini privati, in Puglia, nel Lazio, in Toscana ed infine in Liguria.
La causa della rapida diffusione è da attribuire principalmente al commercio di esemplari di palma infestati dall’insetto e non riconosciuti tali.
Gli adulti sono buoni volatori, in grado di raggiungere nuovi ospiti nel raggio di circa 1 Km. La specie ha un’alto potenziale biotico, una femmina può deporre sino a 200 uova, nonostante presenti un ciclo biologico abbastanza lento.
Il punteruolo rosso oltre ad attaccare le palme ornamentali del Mediterraneo, Phonenix canariensis, attacca anche palme di interesse economico quali la Phonenix dactylifera palma di cocco e la palma da olio. Negli ultimi tempi sono stati segnalati attacchi anche alle palme nane, Chamaerops humilis.
Secondo gli ultimi dati, circa 13.000 palme sono state abbattute, mentre altre 15.200 risultano, fino ad oggi, infestate.
La Regione Siciliana pur avendo programmato qualche incontro tecnico nel 2008, coordinato dall’Assessore all’Agricoltura Giovanni La Via, che coinvolgeva, ed i rappresentanti dell’Azienda Foreste demaniali, delle Università di Palermo e di Catania, delle Province di Trapani e Ragusa e dei Comuni di Palermo, Catania e Marsala, oltre ai tecnici del Servizio Fitosanitario regionale, avendo auspicato, l’ aumento delle squadre per l’abbattimento delle piante malate, la predisposizione di vademecum con i consigli della profilassi da seguire in caso di “contagio” e la sensibilizzazione di tutti i cittadini a collaborare con l’amministrazione regionale non pare sia sulla giusta strada per arginare il disastro.
Se è vero, come sembre vero, che sono stati bloccati i finanziamenti, da parte della Regione, agli enti di ricerca siciliani per il terzo anno di ricerche. In pratica non si può fare neanche quel poco che si faceva e serviva ad arginare un po’ il fenomeno.
Considerato che:
Quando, negli anni ’80, gli agrumi siciliani sono stati infestati dalla mosca bianca fioccosa, l’immediata azione di contrasto efficace, portata avanti dalle Università siciliane, è stata quella di introdurre l’antagonista naturale, Cales noaki, effettuare l’allevamento dell’insetto e promuovere la sua diffusione. In questo modo, nel giro di qualche anno gli agrumeti siciliani si sono liberati dal danno della mosca bianca degli agrumi.
Tutto ciò premesso e considerato, si invita la FEDERAZIONE
a volere interessare soprattutto il CONSIGLIO NAZIONALE degli Agronomi, Le Università di Palermo e di Catania, la Regione Sicilia al fine di coinvolgere i ministeri competenti, Politiche agricole alimentari e forestali, Salute ed Ambiente, nell’attività di ricerca e di programmazione per contrastare in maniera efficace il coleottero.
L’impiego degli antagonisti naturali si ritiene possa essere la strada principale da intraprendere. Questa scelta obbligata, per essere intrapresa ha bisogno di fondi, di organizzare una missione scientifica che vada a cercare gli insetti antagonisti nel sud est asiatico, introdurli in Italia e provvedere ad allevarli allo scopo di cercare di salvare questo patrimonio naturalistico in serio pericolo.
Trapani, lì 15/10/2009
IL Presidente
Dr.Agr. Giuseppe Pellegrino